Ivan Caccavale
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Ivan Caccavale

L’iter artistico di Gabriella Tolli è scandito da differenti fasi e approdi, di volta in volta accompagnati da rinnovate consapevolezze.

La formazione accademica le ha fornito gli strumenti necessari per la comprensione e la realizzazione della figurazione, con la conseguente libertà di distaccarsene a favore di una sperimentazione costante e fervente.

Sulla tela ella riporta un codice linguistico studiato nel corso degli anni, con cui riesce a trasmettere una commistione di significati e suggestioni. Tali aspetti dimostrano che l’autrice è in possesso di quel concetto di curiositas di matrice classica, un atteggiamento mentale positivo che guarda all'innovazione, al cambiamento degli orizzonti culturali, dunque un’attitudine positiva e feconda: “Curiosum nobis natura ingenium dedit”.

Forte di queste peculiarità, l’artista crea opere astratte a partire dall’osservazione del reale, rivelando delle dotte connessioni con il notorio interesse teosofico di Vasilij Kandinskij, tra i suoi migliori mentori. Se la teosofia è tutta volta a rintracciare una verità fondamentale e trasversale rispetto alle dottrine religiose del mondo, una sua applicazione in campo artistico non può non fornire una giustificazione all’arte astratta in quanto realtà essenziale oltre le apparenze sensibili.

In un repertorio del genere, valore primario viene ad assumere il colore e il suo articolato linguaggio, portavoce di specifiche proprietà emozionali, a capo di un "effetto psichico" dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell'uomo) attraverso cui esso raggiunge l'anima. In linea con ciò, il bello non è l’aderenza a canoni prestabiliti, ma piuttosto la reazione a necessità interiori: «[l’artista] deve educarsi e raccogliersi nella sua anima, curandola e arricchendola in modo che essa diventi il manto del suo talento esteriore, e non sia come il guanto perduto di una mano sconosciuta, una vuota e inutile apparenza.

L'artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto». Si noti come nel repertorio della pittrice istintività e padronanza viaggino all’unisono, coerentemente con una concezione di arte intesa come processo in fieri piuttosto che come prodotto, come atto piuttosto che come mero oggetto, il tutto secondo un notevole equilibrio di rapporti e armonie ritmiche, tra dripping, espressionismo astratto e color field painting: un’infinità varietà non senza possibilità di comunicazione.

Ecco quindi piatte campiture di colore di rigore geometrico movimentate da liriche gestualità pollockiane, il cui effetto si rivela caratterizzante, sublimante, lungi dal perturbare l’equilibrio e l’armonia dell’opera, testimonianza diretta di una capacità d’inventiva molto spiccata, nel saper accostare e fare convivere diversi elementi.

Anche in casi di aniconicità assoluta, che ripudiano la definizione della struttura, nascono nuovi equilibri di rapporti: sul nero opaco, che assorbe le radiazioni luminose, il colore è superstite vittorioso. Dal bianco, invece, che contiene in sé tutto lo spettro luminoso, si originano quei guizzi, quelle traiettorie cromatiche irregolari, disformi. Tra i due non colori si accendono poi cromie di singolare vividezza e diverse gradazioni, flussi energetici che si materializzano su tela a massimizzare la portata comunicativa ed espressiva del messaggio del soggetto, formule semantiche astratte a cui approcciarsi con fare riflessivo. Essi compaiono in una variegata spazialità, materica o bidimensionale, meticolosamente trattata, ora scabra ora liscia, sintomi di una raffinatezza non meramente estetica, ma culturale.

Ivan Caccavale
Storico, critico e Curatore d'Arte.